n. 3/2013 – Il lobbista, da gestore di relazioni a efficace negoziatore

La letteratura manageriale ci insegna come in ogni organizzazione e in ogni ruolo aziendale vi siano schemi, modelli di comportamento e linguaggi condivisi. Pensiamo per un momento al marketing, al controllo di gestione, alla logistica. Coloro che se ne occupano leggono gli stessi libri e manuali, adottano codici linguistici simili in grado di stereotipare il loro ruolo, conferendone importanza e funzione riconosciuta all’interno dell’organizzazione. Questo accade, naturalmente, anche per chi all’interno dell’azienda si occupa di relazioni istituzionali. Per i lobbisti, insomma. Nel loro caso, però, non c’è molta letteratura a supporto; gli stereotipi sono quasi esclusivamente negativi. La mitologia si alimenta con le figure dei cattivi: “uomini nell’ombra”, “maestri dei sussurri” e così via.

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n. 2/2013 – Innovazione e lobbying, due facce della stessa medaglia

Nel mio lavoro mi sono sempre occupato d’innovazione e quando mi è stato suggerito di scrivere qualche riflessione sul rapporto tra lobbying e innovazione ne sono rimasto entusiasta. Da un lato, perché in passato avevamo trascorso molte ore in aula a insegnare a giovani manager come la definizione di una regola fosse spesso uno strumento fondamentale per favorire la diffusione di un’innovazione in assoluto o competitivamente rispetto ad un’altra. Dall’altro lato perché ad di là di discussioni e insegnamenti teorici, tutti gli addetti ai lavori nell’innovazione, sanno perfettamente per esperienza quanto sia utile lo “strumento” del lobbying, al di là di certi pregiudizi che l’accompagnano, nella “cassetta degli attrezzi” di qualunque manager.

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